Eccomi di nuovo sul blog a parlare di tiro con l’arco! Non è
un caso visto che sono di ritorno da una nuovissima esperienza: i campionati nazionali di tiro al volo!
Sapete cosa sono? Si tratta di un tiro a piattelli, palloni
e sagome mobili (su carrucole o binari). Il tutto fatto con le più particolari
e belle delle nostre frecce, le flu-flu, come quella che vedete nella foto,
frecce dall’impennaggio molto accentuato che permettono un effetto “paracadute”
grazie al forte attrito con l’aria, che gli conferiscono in volo anche un
particolare suono, da cui il loro nome onomatopeico…
Ma non è di tecnica di tiro che vi voglio parlare!
Io conosco il tiro al volo grazie a mio marito, che tanti
anni fa aveva vinto per due anni consecutivi il titolo di campione italiano in
questa specialità. Non avevo mai avuto occasione di cimentarmi in competizioni
ufficiali, perché poi questo tipo di
gare era andata scomparendo, ma con piacere mi divertivo in tutte le gare
amichevoli dove c’era la possibilità di tirare a palloni rotolanti o volanti,
constatando una certa predisposizione. Era divertente andare insieme a queste
gare, mettendosi in gara uno contro l’altro, anche se vinceva sempre lui, e non
potevamo proprio mancare a questo appuntamento ufficiale!
Non è stato facile incastrare questi due giorni fuori casa,
abbiamo fatto sacrifici, ma finalmente abbiamo coronato questo piccolo sogno
insieme.
Purtroppo il maltempo del primo giorno di gare non ha
aiutato né gli arcieri, né il percorso, creando moltissimi disagi e malumore
tra fango, macchine di lancio inceppate e acqua, tanta, troppa pioggia…
In compenso il giorno dopo, una parentesi di sole ci ha
permesso di apprezzare il luogo e i tiri, e di tirare le somme di queste due
giornate. Sebbene forse ci sia ancora qualcosa da sistemare nell’organizzazione
di questo genere di gare, il ricordo dell’esperienza è assolutamente positivo.
La cosa più particolare di queste gare sono senza dubbio le
sensazioni fortissime che si provano nel prendere un “volo”: come spiegarlo?
Immaginatevi sul picchetto di tiro, avete tre frecce nella
vostra faretra, sole tre possibilità per prendere un pallone che viene lanciato
in volo al vostro <via>; il pallone parte verso il cielo e ci sono solo
pochi secondi di traiettoria per colpirlo. Pochi secondi in cui la vostra mente
deve calcolare la traiettoria e il tempo in modo che la vostra freccia
intercetti quella del pallone: i vostri occhi seguono con convinzione e
desiderio il volo del pallone e la freccia, che prima poggiava delicatamente
sulla vostra guancia accarezzandovi con le penne, sparisce nel sole, lanciata
in un volo audace dal vostro istinto. E dopo un secondo interminabile, finalmente,
quel sordo rumore inconfondibile, il pallone che cade a peso morto, con il
vostro dardo che spunta dal fianco.
Subito dopo l’aria si riempie di urla di gioia, vostre e dei
vostri avversari. In quel momento tutti esultano, è un gesto talmente difficile
e impegnativo che la vostra soddisfazione contagia, come se appartenesse un po’
a tutti quella cattura.
Quelle urla sparse per tutti i campi gara, mie e di altri
arcieri, sono uno dei ricordi più vividi e belli, qualcosa che forse attinge
alla nostra primitiva natura di cacciatori, chi lo sa… so solo che vedere le
flu flu volare e librarsi nel cielo alla ricerca del loro bersaglio mi ha fatto
tornare viva come mai, e ho dimenticato tutte le ansie della mia misera vita,
trasformando in energia candide piume,
alte in un cielo blu.
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