martedì 30 aprile 2013

Tiro con l'arco al volo e alla sagoma mobile



Eccomi di nuovo sul blog a parlare di tiro con l’arco! Non è un caso visto che sono di ritorno da una nuovissima esperienza: i campionati nazionali di tiro al volo!
Sapete cosa sono? Si tratta di un tiro a piattelli, palloni e sagome mobili (su carrucole o binari). Il tutto fatto con le più particolari e belle delle nostre frecce, le flu-flu, come quella che vedete nella foto, frecce dall’impennaggio molto accentuato che permettono un effetto “paracadute” grazie al forte attrito con l’aria, che gli conferiscono in volo anche un particolare suono, da cui il loro nome onomatopeico…



Ma non è di tecnica di tiro che vi voglio parlare!
Io conosco il tiro al volo grazie a mio marito, che tanti anni fa aveva vinto per due anni consecutivi il titolo di campione italiano in questa specialità. Non avevo mai avuto occasione di cimentarmi in competizioni ufficiali,  perché poi questo tipo di gare era andata scomparendo, ma con piacere mi divertivo in tutte le gare amichevoli dove c’era la possibilità di tirare a palloni rotolanti o volanti, constatando una certa predisposizione. Era divertente andare insieme a queste gare, mettendosi in gara uno contro l’altro, anche se vinceva sempre lui, e non potevamo proprio mancare a questo appuntamento ufficiale!
Non è stato facile incastrare questi due giorni fuori casa, abbiamo fatto sacrifici, ma finalmente abbiamo coronato questo piccolo sogno insieme.
Purtroppo il maltempo del primo giorno di gare non ha aiutato né gli arcieri, né il percorso, creando moltissimi disagi e malumore tra fango, macchine di lancio inceppate e acqua, tanta, troppa pioggia…
In compenso il giorno dopo, una parentesi di sole ci ha permesso di apprezzare il luogo e i tiri, e di tirare le somme di queste due giornate. Sebbene forse ci sia ancora qualcosa da sistemare nell’organizzazione di questo genere di gare, il ricordo dell’esperienza è assolutamente positivo.
La cosa più particolare di queste gare sono senza dubbio le sensazioni fortissime che si provano nel prendere un “volo”: come spiegarlo?
Immaginatevi sul picchetto di tiro, avete tre frecce nella vostra faretra, sole tre possibilità per prendere un pallone che viene lanciato in volo al vostro <via>; il pallone parte verso il cielo e ci sono solo pochi secondi di traiettoria per colpirlo. Pochi secondi in cui la vostra mente deve calcolare la traiettoria e il tempo in modo che la vostra freccia intercetti quella del pallone: i vostri occhi seguono con convinzione e desiderio il volo del pallone e la freccia, che prima poggiava delicatamente sulla vostra guancia accarezzandovi con le penne, sparisce nel sole, lanciata in un volo audace dal vostro istinto. E dopo un secondo interminabile, finalmente, quel sordo rumore inconfondibile, il pallone che cade a peso morto, con il vostro dardo che spunta dal fianco.
Subito dopo l’aria si riempie di urla di gioia, vostre e dei vostri avversari. In quel momento tutti esultano, è un gesto talmente difficile e impegnativo che la vostra soddisfazione contagia, come se appartenesse un po’ a tutti quella cattura.
Quelle urla sparse per tutti i campi gara, mie e di altri arcieri, sono uno dei ricordi più vividi e belli, qualcosa che forse attinge alla nostra primitiva natura di cacciatori, chi lo sa… so solo che vedere le flu flu volare e librarsi nel cielo alla ricerca del loro bersaglio mi ha fatto tornare viva come mai, e ho dimenticato tutte le ansie della mia misera vita, trasformando in energia  candide piume, alte in un cielo blu.

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